SOCIETA' THERMAL EUGANEA PARALIMPICA


lunedì 31 maggio 2010

L'INTEGRAZIONE NEL MONDO SCOLASTICO

Verso la fine del Settecento e l’inizio del Novecento il problema dei “diversi” comincia a essere affrontato dal punto di vista scolastico formativo.
Il primo a sostenere il concetto dell’interazione in favore dei minorati psichici fu De Sanctis che istituì un ospizio-scuola, dove i fanciulli furono raccolti da mattina a sera ogni giorno, per tutto l’anno, onde ricevervi il necessario nutrimento, le cure mediche, l’educazione fisica e morale, l’istruzione, il tutto adatto ai bisogni di ogni singolo alunno.
Così le Amministrazioni comunali e provinciali e gli enti religiosi e privati, istituirono le prime scuole speciali, altamente specializzate e caratterizzate da un alto spirito di assistenza e beneficenza che all’estero si parlò di una “via italiana” per l’assistenza educativa ai bambini anormali. Però il nostro Ministero non seguì, in questa nobile iniziativa, infatti adottò criteri emarginanti nei confronti dei deboli e ancor più dei disabili.
I problemi dei soggetti disabili ebbero una risonanza internazionale con la “dichiarazione dei diritti del fanciullo”, sotto la spinta di tale documento, il nostro Ministro della Pubblica Istruzione, impartì disposizioni più estensive e dettagliate sulla formazione delle classi di scuola speciale e sulle classi differenziali. Il predetto Ministero emanò due circolari: riguardo al numero degli alunni, si stabiliva che ogni classe di scuola speciale ne dovesse avere da 6 a 10, mentre ogni classe differenziale da 8 a 15.
Si incrementarono, così, in tutto il territorio nazionale le scuole speciali, ubicate in edifici scolastici e separati da quelli comuni che accoglievano tutti i fanciulli in età dell’obbligo scolastico, cosiddetti “handicappati”, cioè aventi disturbi o difetti fisici o psichici.
Per la scuola materna statale bisogna aspettare la legge istitutiva che prevedeva per i bambini dai 3 ai 6 anni, affetti da disturbi, la formazione di sezioni speciali presso le scuole materne normali e, per i casi più gravi, scuole materne speciali.
Si evidenzia, che il nostro legislatore nel 1968 concepiva ancora la sede scolastica del disabile diversa da quella del fanciullo normale e confondeva i vari tipi di handicap ponendo il bambino psicotico accanto al disabile fisico, il debole mentale accanto al caratteriale, accomunandoli tutti in un trattamento educativo che ignorava completamente la particolarità delle diversità di ciascuno.

Il 1968 è l’anno delle rivoluzioni. Esso portò alla scoperta e all’affermazione di una “nuova umanizzazione”, come la sensibilizzazione delle categorie dei cittadini più deboli ed emarginati, quali i disabili. Il 1968 ha ridato ai “non” la possibilità di ribaltare la negazione, ed è questo “diverso” che deve diventare una potente forza contro la muraglia dei “non” per penetrare nella norma, modificarla e trasformarla, rendendola elastica, capace di allargarsi per comprendere in essa tutti, nessuno escluso.
Così nel 1971 il nostro Parlamento emanò la legge che propose un nuovo modello di scolarizzazione degli alunni disabili.
La legge stabiliva, infatti che “l’istruzione dell’obbligo dei minori invalidi civili deve avvenire nelle classi normali della scuola pubblica, salvi i casi in cui i soggetti siano affetti da gravi deficienze intellettuali o menomazioni fisiche tali da impedire l’inserimento”.

Si ha così un’autentica rivoluzione, che segnò la presa di coscienza, verso i problemi educativi dei soggetti disabili da parte del Ministero che, emanò la circolare che, prevedeva l’inserimento, nelle sezioni della scuola materna e nelle classi comuni della scuola elementare e media , degli alunni che presentavano particolari difficoltà di apprendimento e di adattamento, in quanto affetti da disturbi.
I risultati non si fecero attendere. Nello stesso anno scolastico 1975 i disabili incominciarono ad abbandonare le scuole speciali e si iscrissero nelle classi normali, site nell’ambito territoriale, soprattutto laddove trovarono insegnanti, particolarmente sensibili al loro problema, disposti ad accoglierli.